Qualcuno
li ha definiti geometrici, e forse non a torto: quella dei Retina.it
è musica molecolare, dispone i suoni con la perfezione dei cristalli,
spore che si diffondono su multistrati come un elettrocontagio: energia
meccanizzata per produrre sonorità (dis)umane.
Arriva l'omonimo secondo album dei Retina.it (già Retina, oggi
quasi a testimonianza della loro collocazione su di un piano newmediatico
si aggiungono un suffisso a mo’ di webdominio) senza considerare
il progetto “opinio omnium” portato a termine come Resina
(Retina + Marco Messina dai 99 Posse). Non sono gli ultimi arrivati,
Lino Monaco e Nicola Buono: già nel 2001 si era fatto strada
il loro album “Volcano Wave 1-8” pubblicato dalla Hefty,
e oggi compaiono con un nuovo progetto, grazie alla neonata MousikeLab,
che riprende le fila del loro discorso artistico aggiungendo un’importante
tappa di crescita.
Non ricercano
in alcun modo la forma-canzone i nostri partenopei e questo in assoluto
rappresenta un punto di forza ed in contemporanea uno svantaggio: le
combinazioni articolate in modo casuale/predeterminato sono di comprensione
ed interiorizzazione non direttissima. Spinti a volte in una sperimentazione
oltre i limiti finiscono col risultare poco accessibili in certi passaggi
tanto da richiedere più ascolti per non diventare noiosi.
La complessità, lo sappiamo, è spesso arma a doppio taglio:
ed i loop reiterati in modo ossessivo a volte generano nell’esperienza
dell’album una monotonia un pò stancante. Ascoltato più
volte, il disco rivela le sue ottime potenzialità: delle radici
technominimaliste che possono probabilmente aver influenzato il loro
lavoro, i due partenopei conservano tratti che vengono arricchiti dalla
loro originale personalità.
Sintesi
quasi interamente analogiche e sistemi personal computing usati principalmente
come piloti di devices esterne e compilatori di sequenze midi per queste
ultime, mai direttamente per la produzione (il rischio sarebbe un risultato
rudimentale), si percepisce subito una conoscenza e padronanza che fa
di loro degli electromakers di assoluta professionalità. In comune
con altre realtà elettroniche (mitteleuropee e non) hanno la
ricerca spasmodica di strumenti inusuali come fonti di suoni nuovi:
è proprio vero che sperimentazioni di questo tipo sono sottoposte
ad una pressione innovativa estremamente più forte di qualsiasi
altre.
La prima
traccia, “Aaghee”, è affascinante e penetrante, delicata
nei suoni che propone senza neppure una sbavatura. Ancora “Sambush”,
degna di nota, e “Comamilla”, che si pone tra le tracce
forse più immediate del disco con una base melodica estremamente
accattivante. Devastante è invece “Om nama rtnt”,
pezzo di grande impatto da ascoltare assolutamente in cuffia: i suoni
di questa traccia riempiono, ed emoziona il riferimento vocale da trip
etnico. “Risveglio” è invece la traccia che ha visto
lavorare Masto Fabbro anche nel set tenuto a Napoli in Galleria Toledo
lo scorso Aprile, associando alla soundtrack la proiezione di frammenti
di “En chien andalou”, icona surrealista di Luis Bunùel.
Per concludere, “12 set”: il titolo indica la data 12 Settembre
2001, all’indomani della caduta delle Twin Towers di New York.
Una data emblematica che vede racchiudersi nel pezzo a cui dà
il titolo il senso della tragedia e della devastazione accanto alla
necessità di ricostruzione e del cambiamento dello stato di cose.
È la produzione mediatica planetaria a fornire la base: onde
radio che trasmettono il messaggio del tragico evento diventano strumento
musicale ricompilatore in modo subliminale, il che ne delinea un utilizzo
non banale.
Un disco
nel complesso da ascoltare, una produzione italiana sicuramente innovativa
e competitiva quella della MousikeLab: oramai diventare produttori di
se stessi diventa più semplice (pur con tutte le difficoltà
relative connesse) dell’affidarsi alle realtà produttive
mainstream spesso troppo disattente o incompetenti per permettere a
sperimentazioni interessanti di venire fuori.
Pur con i suoi limiti per i non amanti del genere, Retina.it è
un disco da assaporare e da analizzare: ed è piacevole scoprire
che dalla scena sotterranea metronapoletana continuano a fuoriuscire
fertili eruzioni sonore glitch, disturbi tecnologici dal basso nel panorama
artistico internazionale.